Storia di Pereta

VI – V secolo a.C. origini etrusco-romane
V – VI secolo d.C. invasioni barbariche (Ostrogoti, Longobardi)
VII secolo i Franchi conquistano la “Terra Marittima” (poi chiamata Maremma) e la suddividono in cinque Comitati:
– Rosellense, con capoluogo Roselle
– Marittimo, con capoluogo Ansedonia
– Suanense, con capoluogo a Sovana
– Chiusino, con capoluogo a Chiusi
– Populoniense, con capoluogo a Populonia

Pereta è inclusa nel Rosellense

805 – l’ imperatore Carlo Magno cede le terre dell’ Impero alla Chiesa, che a sua volta le ripartisce tra vari Monasteri.
Tra questi quello di S.Anastasio (Abbazia delle Tre Fontane) per l’Etruria Marittima, il Monastero di S. Salvatore per l’ agro Amiatino e il Monastero di S.Antimo di Montalcino in Val D’ Orcia, nel quale entra a far parte Pereta.
La Chiesa concede questi possedimenti in feudi a nobili famiglie locali, le quali si impegnano a proteggere ed amministrare le terre in cambio di una serie di privilegi.

813 – appare la prima menzione della località col nome di Perita, nel diploma di Lodovico Pio al monastero di S. Antimo a Montalcino.
Perita deriva probabilmente dalla diffusa coltivazione di peri, lo confermerebbe lo stemma della civitas

862 – Pereta diventa feudo della famiglia Aldobrandeschi, probabilmente di origine longobarda e proveniente dalla città di Lucca, ricordata anche da Dante nella Divina Commedia e che attorno all’ anno mille dominava gran parte della Maremma, dall’ Amiata all’ Argentario, parte della Tuscia e del Senese fino a Colle Val d’Elsa e a Volterra.
Ma non amministrarono quasi mai direttamente le terre infeudate in loro favore, preferendo ricorrere a vassalli di loro fiducia.
Pereta fu concessa in sub-feudo a diverse signorie locali

1000 (circa) – gli Aldobrandeschi edificano il castello nella parte più alta di Pereta, racchiuso da un ordine di mura aventi duplice funzione, abitativa all’ interno e difensiva all’ esterno.
All’ interno del castello aveva sede il palazzo del castellano (signore feudatario o vassallo) probabilmente un edificio dedicato al culto intitolato a San Bernardino da Siena, nonché le prigioni.

1200 circa – In questo periodo viene edificata la chiesa di S. Giovanni Battista con pietre di estrazione locale

1236 – 1237 – il subfeudo del castello e delle terre di Pereta viene concesso dagli Aldobrandeschi alla famiglia Pannocchieschi di Pietra.
Tale famiglia, risalente a poco prima del XII secolo, deteneva nel Volterrano e in Maremma numerosi feudi per conto degli Aldobrandeschi.

1238 – Pereta insieme ai castelli di Collecchio, Montiano e Magliano subisce l’ asalto dell’ esercito di Siena che voleva sopraffare gli Aldobrandeschi (guelfi)

1240 – Invasione delle truppe ghibelline imperiali, al comando di Pandolfo di Fasanella – rimangono comunque i Pannocchieschi

1248 – affidamento delle terre occupate dagli imperiali, a Siena permangono i Pannocchieschi

1251 – Pereta ritorna agli Aldobrandeschi che confermano il subfeudo ai Pannocchieschi

1255 – 1259 – Siena (ghibellina) fa una continua guerriglia contro gli Aldobrandeschi (guelfi)

1260 – i Senesi, in seguito alla battaglia di Montaperti, sconfiggono i guelfi e ne acquisiscono tutti i possedimenti e le terre.
Pereta viene acquisita da Siena, ma i peretani rifiutano di rendere omaggio ed obbedienza alla Repubblica di Siena e a re Manfredi

1262 – Siena invia la cavalleria a Pereta per porre assedio al castello e piegare la resistenza dei peretani.
Viene raggiunto un accordo, ma Siena pretende degli ostaggi, tra cui, pare, Paganello, il figlio allora tredicenne del signore del castello, Inghiramo Pannocchieschi

1267 – il papa Clemente IV comanda di liberare tutti i prigionieri politici detenuti nel castello di Pereta

1273 – il castello di Pereta viene sottratto ai Senesi da Ghino Trappola

1274 – con la minaccia della confisca di tutti i suoi beni, Siena riottiene Pereta da Ghino Trappola, ma nello stesso anno il papa Clemente IV intima i Senesi di restituire ai Pannocchieschi il Castello di Pietra e di Pereta, e così avviene

1290 – Pereta è ancora detenuta dai Pannocchieschi con un certo Nello che compiva numerose scorrerie nelle terre della Chiesa e che tra il 1290 e il 1295 ha una turbinosa relazione d’ amore con Margherita Aldobrandeschi, Contessa Palatina

1330 – i diritti sulla terra di Pereta, ancora di proprietà della Chiesa, vengono riconosciuti da papa Giovanni XXII al conte Fazio Novello della Gherardesca, signore di Pisa. Anche in questo caso l’ amministrazione di Pereta è delegata ad un castellano di fiducia

1340 – muore il conte Fazio Novello della Gherardesca e per espressa disposizione testamentaria, Pereta torna alla Chiesa Romana. Nonostante ciò, permangono i diritti dei Gherardesca su Pereta con il conte M. Ranieri, figlio di Fazio Novello, che successivamente la cederà al Conte Guido Orsini di Pitigliano

1348 – 1383 – a seguito di un intervento delle milizie pontificie, Pereta torna alla Chiesa. Il conte Orsini, dopo aver perduto anche i castelli di Mezzano e Juliano, muore di peste.
Gli Aldobrandeschi sono in declino e seguono anni in cui Pereta è oggetto di continue predazioni ed aggressioni. Infatti la sede pontificia si trasferisce ad Avignone e l’ anarchia che si viene a creare, favorisce lotte e scontri tra signorie locali

1383 – Pereta viene acquistata da un certo messer Giovanni Minucci, cameriere di papa Urbano V, che la cede a sua volta al fratello Francesco, detto il Fonda.
L’ amministrazione crudele di quest’ ultimo, spinge i Peretani a stringere un’ alleanza con i conti Aldobrandeschi di S. Fiora. Accortosi di questo, il Fonda chiede aiuto alla Repubblica senese, che invia le sue truppe. Pereta viene sottoposta a Siena, pur rimanendo di proprietà della Chiesa

1383 – 1458 – dalla pacificazione imposta da Siena con la forza, scaturisce un periodo di profondo benessere e di incremento economico e sociale. Siena era consapevole dell’ importanza strategica del borgo di Pereta, che costituiva passaggio obbligato tra la costa e la montagna e così procede con varie opere di ristrutturazione e rafforzamento delle opere risalenti al periodo Aldobrandesco. Nel 1383 viene risanata la cinta muraria, nel primo decennio del ‘400 costruita la Porta di Ponente, l’ altissima torre (29 metri) probabilmente sopra un cassero aldobrandesco preesistente, la nuova cinta muraria per racchiudere gli edifici sorti fuori del castello aldobrandesco. Sempre in quegli anni vengono edificati anche il granaio, l’ oliviera, le carceri, la piccola chiesa di S. Maria.
Durante la prima metà del ‘400 Pereta, insieme a Magliano e a Montiano sono interessate da una massiccia immigrazione di Corsi, che in parte divengono proprietari di case e terreni e in parte si danno a furti e rapine

1458 – attorno alla metà del ‘400 Pereta assume piena autonomia comunale e nel 1458 si ha il primo statuto comunale.
Viene quindi elevata a Podesteria, per decreto del Consiglio Generale della Repubblica di Siena.
L’ amministrazione viene presieduta dal Podestà, eletto autonomamente dai cittadini di Pereta tra i notabili di Siena. Subordinati al Podestà ci sono tre Priori, con carica semestrale e il Consiglio, composto da trenta abbienti cittadini eletti dal popolo e sempre con carica semestrale.

1472 – fin dall’ inizio del ‘400 era molto diffusa l’ attività venatoria, così viene creato il primo Statuto della società cacciatori di Pereta (tra i più antichi del mondo) per regolamentarne l’esercizio

1474 – a seguito dell’ aumentata prosperità di Pereta (si sono sviluppate nuove attività artigianali, intensificata la produzione agricola attraverso nuove coltivazioni di olivi e vigneti sulle colline vicine al borgo), compaiono nuove obbligazioni e nuovi tributi imposti da Siena

1550 circa – sciami di pirati ottomani provenienti dall’ Africa settentrionale, prendono d’ assalto per diversi anni la Maremma

1552 – 1559 – un esercito misto di Spagnoli, Germanici e Fiorentini, al comando di GianGiacomo de’ Medici assediano la Maremma Nel 1559 Siena è costretta a capitolare passando i possedimenti a Cosimo I de’ Medici, Granduca di Toscana.
Pereta e gli altri possedimenti maremmani passano quindi sotto la signoria dei Medici di Firenze, ad eccezione di Orbetello, Talamone e Porto Ercole, assegnati agli Spagnoli (Stato dei Presidi).
I Medici ereditano una situazione critica: le molteplici incursioni turche e la dura guerra di Siena, avevano prodotto una profonda crisi economica e sociale, diffuso è il banditismo.

1560 – 1737 – I Medici procedono al riordino del territorio granducale suddividendolo in otto Capitanati (nel 1560), poi portati a dieci (1691), ventuno Podesterie e sette vicariati.
Pereta diventa un Vicariato, aggregato a Montiano e Montorgiali, compreso nel Capitanato di Grosseto.
Al posto del Podestà l’ amministratore è un Vicario, notaio e cittadino senese, ma sopravvivono perlopiù le istituzioni comunali del periodo senese.
Molte terre vengono di nuovo organizzate in feudo, tra questi si ricordano il feudo di Magliano del marchese Cornelio Bentivoglio, il feudo degli Sforza di S. Fiora e Scansano.
Data la crisi economica, il dilagare del banditismo, i Medici cercano di ridurre il malcontento della popolazione riducendo alcune gabelle e concedendo alcune bandite comunali e anche a Pereta molte terre vengono sottratte ai privati.
Con la morte di GianGastone de’ Medici (1737), finisce la signoria medicea in Toscana.

1737 – 1861 – Pereta e gli altri possedimenti maremmani passano alla dinastia degli Asburgo Lorena, che rimangono fino al 1861, tranne la breve parentesi napoleonica (Regno d’ Etruria: 1801-1807) ed imperiale francese (1807-1814).

1765 – 1766 – il granduca Pietro Leopoldo riordina il territorio ripartendolo in due provincie: la Provincia Superiore Senese e la Provincia Inferiore Senese.
Quest’ ultima viene divisa in otto Podesterie e Pereta, insieme a Magliano e Montiano, viene inclusa in quella di Scansano

1776 – il Granduca Pietro Leopoldo fa un nuovo ordinamento della area senese-grossetana che porta alla istituzione di sette compartimenti retti da Prefetti.
Pereta confluisce nel compartimento di Grosseto

1783 – un successivo intervento granducale riordina le entità comunali e i comuni vengono ridotti a diciotto.
Pereta diventa l’ undicesimo comune e comprende anche il territorio di Magliano, Saturnia, Murci, Poggio e Capanne

1787 – vengono soppressi alcuni comuni, tra i quali quello di Pereta che viene incluso in quello di Scansano I Granduchi Lorenesi aboliscono le vecchie magistrature e istituiscono in ogni Comune un nuovo magistrato comunicativo con carica annuale chiamato Gonfaloniere e i Priori. A questi si affiancano il Consiglio generale, con carica triennale, il Camerlengo (esattore fiscale), il Provveditore di strade e fabbriche, due membri incaricati di vigilare sulla qualità delle carni e degli altri prodotti del mercato.
In ogni comune c’ è un medico, un cerusico (chirurgo), un maestro di scuola, un predicatore (tutti eletti dal Consiglio Generale)

XVIII secolo – il Settecento è caratterizzato dal protrarsi di malsane condizioni nell’ area maremmana e imperversava la malaria.
Le terre di Pereta e Magliano, che costituivano sul finire del Settecento una sola comunità, non risentirono molto però di questa situazione, qui l’ aria era sana e gli abitanti non erano costretti a “statare” (cioè recarsi in luoghi più sani, senza zanzare vettrici di malaria, nel periodo estivo).
L’ economia di Pereta si basava non solo sull’ agricoltura e l’ allevamento di bestiame, ma anche sull’ estrazione e lo sfruttamento delle “globe di zolfo” dalle vicine cave (zolfiere) di Poggio Delci

1850 circa – Pereta entra a far parte del nuovo comune di Magliano in Toscana, assieme al paese di Montiano

XIX secolo – nel 1855 c’ è un’ epidemia di colera che colpisce tutta la Maremma, ma Pereta viene miracolosamente risparmiata.
Come ogni altra comunità italiana, anche la comunità peretana partecipa attivamente alle vicende politiche e militari del risorgimento italiano.
In modo particolare si distingue un suo concittadino, Giovanni Morandini, più volte senatore d’ Italia, il quale con il suo famoso discorso pronunciato in parlamento agli inizi del 1848, invita i Piemontesi a rompere ogni indugio e ad intraprendere la guerra di liberazione del Paese (la prima guerra d’ indipendenza).
Sono-questi-anni particolarmente critici per la Maremma sia sul piano economico (terre aride e povere, attità produttive ridotte, mezzi produttivi insufficienti) che sul piano sociale (sempre più forti erano le richieste di terra da parte delle classi rurali e la conflittualità sociale).
Anche la comunità peretana vive una realtà piuttosto grama e dura: le case molto povere e piccole, accolgono famiglie numerose e alla fatica dei campi nelle vicine miniere non corrisponde mai un sufficiente guadagno, il livello di istruzione è disastroso.
E’ in questo periodo che uomini senza scrupoli e senza principi morali, perpetuano azioni criminali a danno degli esponenti delle classi più abbienti. I briganti maremmani più noti sono stati Domenico Tiburzi, Luciano Fioravanti, Enrico Stoppa detto Righetto. Anche nella terra di Pereta e nelle vicine terre i briganti hanno agito indisturbati per diversi anni.

1861 – la Toscana entra nel Regno d’ Italia. Ancora particolarmente attivo nei primi anni successivi all’ unificazione il concittadino Morandini che concorre al progresso tecnico ed economico dell’ Italia, progettando e facendo realizzare la linea ferroviaria Firenze-Roma. Ma è attivo anche nel proprio paese, facendo sistemare a sue spese la strada che unisce Pereta a Magliano, restaura la chiesa di S. Giovanni Battista (1875) e la Porta trecentesca (1880)

XX secolo – negli anni Venti giungono dalla provincia Aretina (casentino e Valdarno) numerosi uomini, alcuni dei quali con famiglia al seguito, attratti qui dalle grandi possibilità di lavoro offerte dal taglio delle macchie e dalla vicina miniera di Cerreto Piano (cinabro).
Alla fine degli anni Venti arriva l’ energia elettrica.
Gli ultimi decenni del secolo scorso sono caratterizzati da un progressivo e costante abbandono del paese a causa del problema occupazionale.

Disponibile a richiesta il libro con la storia di Pereta.
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